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Tornado: Ecco di cosa si tratta
Leggendo i giornali o solo tenendosi aggiornati riguardo ai bollettini meteorologici, ci si imbatte con una certa frequenza nel termine “tornado”. Spesso questi importanti fenomeni atmosferici ricevono anche nomi particolarmente originali e creativi, per cui non è facile che cadano rapidamente nell’oblio.
Non è però altrettanto semplice sapere esattamente di che cosa si tratta! Per comprenderlo, non è tuttavia necessario essere degli esperti di fisica nè trasformarsi improvvisamente in un illustre colonnello dell’aeronautica: è sufficiente infatti conoscere in maniera più approfondita il funzionamento di alcuni eventi atmosferici ed il modo in cui essi si sviluppano ed evolvono. Vi consigliamo di acquistare un libro sulla meteorologia per schiarirvi le idee e acquisire le nozioni base per poter comprendere l’origine e lo sviluppo degli eventi atmosferici.
I fenomeni atmosferici ufficialmente denominati “tornado” non sono in realtà altro che gli stessi eventi noti nel linguaggio più comune come “trombe d’aria”. Si tratta di fenomeni di carattere estremamente violento, in un elevatissimo numero di casi addirittura distruttivo. Nelle loro manifestazioni più estreme, possono arrivare a provocare centinaia di vittime e seminare ingenti danni al loro passaggio.
Per tradizione, si associa principalmente questa tipologia di eventi ad un clima a carattere continentale. Per quanto questa affermazione resti fondamentalmente veritiera, non è più però del tutto esclusiva: infatti, a seguito dei notevoli cambiamenti climatici che sono ormai in corso da svariati decenni, i tornado possono arrivare a colpire anche aree precedentemente classificate come zone più fredde, e quindi già a priori escluse da perturbazioni di questa tipologia.
Come è fatto un tornado?
Da un punto di vista strettamente tecnico, un tornado consiste in un “imbuto d’aria”, di limitata estensione spaziale ma, al contrario, di elevatissima concentrazione e potenza.
Si tratta di un vortice d’aria che ruota su se stessa ad altissima velocità, in un raggio relativamente ristretto: si parla, nella maggior parte dei casi, di poche decine di metri, qualche centinaio al massimo.
Il fatto di trovare una massa d’aria di tale potenza che si muove entro uno spazio così limitato, rende la sua forza estremamente distruttiva e pericolosa: un tornado è infatti in grado di radere al suolo tutto ciò che incontra lungo la sua traiettoria.
La pericolosità dei tornado è maggiormente comprensibile se li si associa alla loro “traduzione” italiana, cioè l’espressione comune “trombe d’aria”: in questo modo sembra infatti più semplice realizzare concretamente quanto siano forti ed aggressivi questi fenomeni.
Per dare un’idea ancora più concreta, basta pensare che, nella parte centrale del vortice, cioè quella più interna, il vento può giungere a muoversi ad una velocità di 500 km/h. Non si tratta chiaramente della velocità media, ma è un dato che può rendere realisticamente l’idea del potenziale distruttivo di queste perturbazioni.
Non bisogna tuttavia confondere i tornado con i downburst, altri fenomeni a carattere altamente ventoso e distruttivo, ma generati da un’origine completamente diversa: essi consistono infatti in raffiche di vento ad elevatissima velocità, che nascono quando ci sono già perturbazioni temporalesche in corso.
Come si arriva alla formazione di un tornado?
I tornado si originano da perturbazioni atmosferiche a carattere temporalesco. Soprattutto i fenomeni più violenti, si originano nell’atmosfera in combinazione con particolari eventi, denominati “supercelle“. Tra le condizioni di base perchè tali eventi meteorologici abbiano origine, si trova la temperatura dell’aria e il relativo tasso di umidità.
Quando a livello degli strati più bassi dell’atmosfera si rileva la presenza di aria calda e umida, mentre in quelli superiori si trovano masse d’aria secca ad una temperatura nettamente inferiore, si verificano le condizioni ottimali per la generazione di una tromba d’aria.
Di per sè, una situazione meteorologica di questo tipo porterebbe semplicemente alla formazione di un temporale, determinata dallo scontro di fronti di aria calda in fase ascensionale ed aria fredda in fase di discesa. Però, nel caso in cui le correnti calde ascendenti comincino a ruotare su se stesse con un moto vorticoso, esse iniziano solitamente a dare vita ad una sorta di “cono” d’aria, la fase iniziale caratteristica del tornado.
Grazie al suo moto rotatorio, quest’aria aumenta sempre di più la sua velocità di vortice, e contemporaneamente avanza: una tromba d’aria si muove in media ad uma velocità tra i 20 e i 60 km/h.
Come si classificano i tornado?
La classificazione dei tornado è possibile grazie ad una misurazione denominata “scala Fujita“, paragonabile alla scala Mercalli per l’intensità dei terremoti. Essa deve il proprio nome a quello dello studioso che la mise a punto, ed ha un’estensione dal grado F0, che rileva venti di velocità massima pari a 116 km/h, con danni limitati, fino al grado F5, con raffiche che superano i 400 km/h e registrano la potenza più distruttiva in assoluto: possono arrivare infatti a sradicare grosse piante, sollevare auto parcheggiate e scagliare a distanza estrema qualunque tipologia di oggetti incontrino lungo la loro traiettoria.
Curiosità: Da dove viene il nome?
Il termine “tornado” ha origini latine, ma ancor più anticamente greche: la parola “tornos” indicava infatti il tornio, strumento atto alla lavorazione di oggetti grazie al suo movimento in senso rotatorio.
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